Iter RCS (Rettificazioni di Attribuzione di Sesso)

Transessualismo – Disforia di Genere – Disordine d’Identità di Genere (DIG) – Incongruenza di Genere

L’Équipe di intervento

La nostra équipe è composta da professionisti che in modo integrato e multidisciplinare si propongono di accompagnare lungo tutto il percorso di adeguamento il paziente che intende richiedere la “rettificazione di attribuzione di sesso ” (RCS) secondo la legge n.164 del 1982.

La nostra équipe ha strutturato un protocollo, in accordo con le linee guida dell’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere) e del WPATH (World Professional Association for Transgender Health), che mira ad offrire un intervento clinico multidisciplinare integrato: il paziente può trovare consulenze, terapie e servizi in ambito medico-chirurgico, psicologico e legale adeguati ai bisogni implicati nel processo di adeguamento tra identità fisica e identità psichica all’ interno del percorso di affermazione di genere.

Ogni fase dell’iter della transizione nel percorso di affermazione di genere sarà concordato con l’utente e deve ritenersi parte di un progetto psicofisiologico globale: di conseguenza, il rapporto tra professionista e paziente sarà costante.

Infatti, durante la fase preliminare, in cui il soggetto incontrerà tutti i professionisti che a vario titolo lo prenderanno in carico, la persona verrà messa al corrente di tutte le procedure e le terapie: poiché tali terapie sono irreversibili e implicano rischi per la salute, è indispensabile che la persona comprenda molto bene il percorso che sta per intraprendere ed esprima un consenso informato scritto.

Procedimento per la valutazione multidisciplinare di eleggibilità all’iter di adeguamento tra identità fisica e identità psichica

La valutazione di eleggibilità all’asportazione degli organi della riproduzione del sesso biologico di appartenenza e, in seguito, il cambio anagrafico del nome proprio e del sesso attribuiti alla nascita, considerata l’irreversibilità del percorso e il forte impatto fisico ed emotivo che comporta, richiede un’attenta e costante analisi di tutti i fattori implicati, al fine di poter consentire al paziente di compiere una scelta libera, consapevole e responsabile.

Modalità di accesso alle prestazioni

  • Il primo step del percorso diagnostico terapeutico di Rettificazione di Riattribuzione del Sesso (Iter RCS) è rappresentato dalla visita preliminare con il Direttore e Coordinatore Responsabile del centro Dott. Patrizio Vicini.
  • Coloro che hanno iniziato l’iter in altri Servizi/Strutture pubbliche o private e vogliono proseguirlo con i nostri specialisti, dovranno presentare la documentazione completa del percorso effettuato.

Accertamenti diagnostici

Le prime consulenze e indagini che saranno effettuate sono le seguenti:

  • consulenza psichiatrica
  • consulenza urologica/ginecologica
  • consulenza endocrinologica
  • indagine genetica (mappa cromosomica)

Il percorso psicologico

In accordo con le linee guida dell’ONIG e della WPATH, la nostra équipe considera essenziale e imprescindibile un adeguato percorso psicologico che sia parallelo e integrato con tutto l’iter, sia altamente specializzato e profondamente individualizzato.

I nostri psicologi, specializzati in psicoterapia e sessuologia, non offrono soltanto un sostegno psicologico nel processo medico-chirurgico ma anche e soprattutto un percorso psicoterapeutico in cui la persona possa comprendere ed elaborare i vissuti e le emozioni legati alla propria storia di vita. Questo perché non è possibile affrontare un iter così lungo e complesso, che coinvolge l’intera identità della persona, senza un’adeguata comprensione delle motivazioni che hanno condotto a questa importante scelta e una profonda elaborazione dei cambiamenti somatici, intrapsichici, familiari, relazionali, sociali e legali prima, durante e al termine del percorso.

Il percorso psicologico è così strutturato:

Colloqui psicologici

Si tratta di quattro colloqui clinici in cui lo psicologo compie una approfondita analisi della domanda del transessuale: viene compilata la cartella di anamnesi psicologica, viene esplorata la storia di vita del paziente e il suo ambiente socio-familiare, vengono analizzate motivazioni e aspettative, paziente e terapeuta cercano insieme di comprendere il significato psicologico di ciò che sta accadendo. Questi primi colloqui hanno lo scopo preciso di decidere, con la costante e attiva collaborazione del paziente, il trattamento più adeguato ai suoi bisogni.

Sono disponibili anche colloqui di consulenza e sostegno per il partner, la coppia e i familiari della persona.

Psicodiagnosi

La somministrazione di una batteria di test ha lo scopo di delineare il profilo psicologico della persona al fine di valutarne l’eleggibilità all’avvio dell’iter di adeguamento. Infatti, qualora dalla consulenza psichiatrica emerga una diagnosi di rilievo psichiatrico oppure l’esame psicodiagnostico metta in luce altre problematiche psicologiche, la risoluzione di tali condizioni deve essere considerata primaria.

Psicoterapia

Il percorso di psicoterapia è indispensabile per elaborare i contenuti e i vissuti legati alle caratteristiche di personalità e all’identità della persona, esprimere le emozioni, elaborare i conflitti emotivi che accompagnano il soggetto durante il percorso di transizione. Solo così sarà possibile sostenere e integrare le modificazioni derivanti sia dai trattamenti ormonali e chirurgici sia i profondi cambiamenti delle esperienze familiari, relazionali e sociali.

Per i pazienti di Roma e del Lazio la frequenza è di una seduta a settimana, mentre per i pazienti provenienti da altre regioni, al fine di ridurre i disagi legati agli spostamenti, sono previste sedute di due ore a cadenza quindicinale oppure sedute di terapia di gruppo. L’équipe farà il possibile per far coincidere le date degli appuntamenti medici con quelli della psicoterapia.

Prima di iniziare la terapia ormonale sono necessari almeno sei mesi di psicoterapia; successivamente, è necessario almeno un anno di psicoterapia prima di poter avviare la procedura chirurgica di asportazione degli organi riproduttivi.

Real life test (RLT)

Con tale espressione si intende che la persona, all’interno del percorso di psicoterapia, può decidere quando iniziare la terapia ormonale e il test di vita reale: per un periodo di almeno un anno, il soggetto vive nel proprio ambiente nel ruolo adeguato al genere a cui sente di appartenere adottandone il conseguente abbigliamento, comportamento e espressione.

Grazie a questa esperienza, fondamentale prima di intraprendere procedure medico-chirurgiche irreversibili, la persona può mettere alla prova le proprie motivazioni e aspettative e entrare in contatto con emozioni profonde legate alla nuova identità, può dimostrare a se stessi e agli altri che è in grado di vivere nel mondo reale nel genere scelto, sperimentandone tutte le sfaccettature “sulla propria pelle”.

Follow-up

In seguito alle terapie ormonali e agli interventi di asportazione degli organi riproduttivi, il paziente incontrerà il proprio terapeuta per delle sedute di controllo periodiche: gli incontri avverranno dopo sei mesi, un anno e due anni, al fine di sostenere la persona nell’integrazione nel nuovo ruolo, per valutare la qualità di vita e per risolvere eventuali difficoltà o disagi. Il re-inserimento sociale abitualmente ha inizio durante il RLT, ma si completa con la conclusione dell’iter legale: si tratta di riconfigurare la propria vita come membro del genere scelto dal un punto di vista sociale e quindi negli aspetti affettivi, relazionali e lavorativi.

Il percorso medico

Dopo la diagnosi psichiatrica può seguire un percorso con l’endocrinologo per impostare la terapia ormonale sostitutiva (estrogeni ed antiandrogeni per le trans M-to-F oppure testosterone per i trans F-to-M). Successivamente, l‘ individuo transessuale M-to-F può sottoporsi a trattamenti medici e chirurgici di tipo estetico (mastoplastica additiva, rimozione barba, , rimodellamento di viso e naso viso, etc.) che essendo “chirurgia estetica” sono privati ossia a carico della persona transessuale e non del Sistema Sanitario Nazionale. In genere per individui transessuali F-to-M non vi è necessità di chirurgia estetica. Dopo il trattamento ormonale, in base alla legge 164/82 l’ individuo transessuale può richiedere al Tribunale l’ autorizzazione per gli interventi chirurgici di riconversione sessuale ossia per i M-to-F (orchiectomia, penectomia, e vaginoplastica), e per i F-to-M (mastectomia, isterectomia, falloplastica o clitoridoplastica). Dopo l’intervento di cambio di sesso, l’ individuo transessuale deve rivolgersi al Tribunale per chiedere il cambiamento di stato anagrafico. Ottenuta la sentenza positiva, tutti i documenti d’identità saranno modificati per sesso e per nome acquisendo anche il diritto a sposarsi e ad adottare figli.

Negli anni successivi ci sono state modifiche del legislatore per la riattribuzione anagrafica è necessario chiedere al Tribunale di residenza l’autorizzazione. A tale scopo,  attraverso documentazione medica/psicologica, va dimostrata la propria disforia di genere anche definita incongruenza di genere. A seguito delle importanti pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, qualora la persona non richieda, per il proprio benessere psico-fisico, di sottoporsi a interventi chirurgici di affermazione di genere, potrà richiedere al Tribunale il solo cambio del nome e del genere.  Nel caso invece in  cui la persona intenda sottoporsi alla chirurgia di affermazione di genere potra richiedere contemporaneamente entrambe le autorizzazioni.

Intervento Chirurgico Cambio di Sesso Uomo-Donna / Vaginoplastica

L’intervento di vaginoplastica rappresenta l’intervento di riconversione andro-ginoide e può essere effettuato con le seguenti metodiche chirurgiche:

  • Tecnica del Flap peno-scrotale: la neovagina viene ricostruita con cute del pene e dello scroto
  • Tecnica dell’Inversione di cute peniena: la neovagina viene ricostruita con il tessuto del pene
  • Tecnica di Perovic: prevede l’utilizzo di un segmento di uretra per il confezionamento della neovagina

L’intervento di cambio di sesso con Vaginoplastica si procede basa sul completo disassemblamento penieno (successivo ad orchiectomia bilaterale) e sull’utilizzo di tutti i componenti anatomici disassemblati (eccetto i corpi cavernosi) per la vaginoplastica.

L’intervento chirurgico di cambio sesso Uomo vs Donna ossia vaginoplastica prevede che tutte le strutture anatomiche dell’apparato genitale femminile vengono ricostruite in un unico tempo.

Il clitoride viene ricavato dalla riduzione del glande preservando il fascio vascolo-nervoso penieno; così confezionata la neovagina avrà una lubrificazione naturale ed un’eccellente sensibilità.

Intervento Chirurgico Cambio di Sesso Donna-Uomo / Falloplastica

L’intervento chirurgico di falloplastica rappresenta oggigiorno un percorso molto impegnativo e difficile nell’ ambito della chirurgia ricostruttiva genitale.

Il pene e l’uretra maschile (molto più lunga di quella femminile) consentono all’ uomo funzioni uniche ed estremamente difficili da ripristinare come erezione, eiaculazione, mitto urinario in stazione eretta.

Descriviamo di seguito i vari steps chirurgici.

1) Per quanto riguarda la ricostruzione del neofallo negli anni sono state proposte molte metodiche chirurgiche che utilizzano diversi innesti liberi di tessuto, tuttavia nessuna consente una ricostruzione peniena soddisfacente.

Uno delle metodiche più comuni e diffuse utilizza per la falloplastica tessuto prelevato dall’avambraccio, tale intervento lascia pero una sgradevole cicatrice, vi sono complicazioni uretrali (fistole e stenosi uretrali), e spesso si ricostruisce un pene di piccole dimensioni che non consente il posizionamento di protesi peniene.

Un’ altra metodica prevede l’utilizzo di un lembo cutaneo e sottocutaneo addominale il cosidetto Lembo sovrapubico di Pryor con associata addominoplastica per un migliore risultato estetico.

Un’ altra ulteriore metodica è stata proposta dal Prof. Sava Perovic ha sviluppato una tecnica che utilizza innesti liberi di latissimus dorsi ossia del muscolo latissumus dorsale.

2) La ricostruzione dell’uretra o uretroplastica è necessaria per poter consentire al paziente di urinare in posizione eretta. Tale procedure è gravato da altissima percentuale di complicanze: la fistola uretrale, la stenosi ed i diverticoli, soprattutto quando si effettuano nello stesso tempo sia l’intervento di falloplastica che quello di uretroplastica e proprio per tale motivi in molti centri non viene eseguita frequentemente e quasi mai contemporaneamente alla ricostruzione neofallo.

3) La ricostruzione chirurgica del neoglande con rimodellamento del glande viene eseguita contemporaneamente alla falloplastica oppure con una procedura attraverso la tecnica di Norfolk modificata.

4) L’impianto di protesi peniena è necessario ai fini della funzione sessuale in quanto permette la penetrazione ed un rapporto sessuale soddisfacente. L’impianto è effettuato dopo aver completato la ricostruzione del neofallo. Possono essere utilizzate vari tipi di protesi peniene: malleabili, soffici, idrauliche bi componenti ed infine idrauliche tricomponenti impiantando però un solo cilindro protesico. La protesi può essere stabilizzata ed ancorata al periostio della sinfisi pubica. La pompa può essere impiantata nel neoscroto precedentemente creato. La protesi peniena qualunque essa sia deve essere impiantata almeno 6-8 settimane dall’intervento di falloplastica. Il rapporto sessuale può essere ripreso dopo 12 settimane dal posizionamento delle protesi peniene.

Il percorso legale

Al termine del percorso psicologico e medico, l’équipe presenterà una relazione finale integrata sulla persona e sul percorso effettuato: potrà essere realizzata la RCS previo parere concorde degli operatori che hanno preso in carico la persona e comunque non prima di due anni dall’inizio dell’iter, due anni in cui devono essere rispettate le indicazioni sulla terapia ormonale e sul RLT.

Tale documentazione potrà essere utilizzata per la richiesta di autorizzazione alla RCS, secondo la Legge n°164 1982, “Norme in materia di iter per la riattribuzione chirurgica di sesso”, la quale sancisce la possibilità di ottenere la rettificazione dell’attribuzione di sesso anagraficamente codificato alla nascita.

Il nostro legale intraprende l’iter legale presentando domanda di iter per la riattribuzione chirurgica di sesso al tribunale della città di residenza dell’interessato. Il giudice, al fine di stabilire se gli interventi chirurgici possano contribuire a migliorare la qualità di vita della persona, può disporre una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU); l’ interessato, a sua volta, può scegliere un proprio Consulente Tecnico di Parte (CTP).

La prima sentenza del giudice autorizza “l’adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico” (art. 3, Legge 164/1982).

In seguito all’asportazione chirurgica degli organi riproduttivi, il nostro legale presenterà una nuova istanza in cui si richiedono i cambiamenti anagrafici rispetto al nome e al sesso attribuiti alla nascita. Una volta accolta tale istanza, il giudice emanerà una seconda sentenza che ordina all’ufficiale di Stato Civile tale variazione, a cui segue la correzione di documenti quali la patente, i titoli di studio, i depositi bancari.