La preparazione psicologica all’intervento di riassegnazione chirurgica di sesso (RCS, anche sex reassignment surgery)
della Persona Transgender
Il percorso che deve affrontare una persona in transito tra un genere e l’altro è lungo e complesso, in questo iter si combinano sollecitazioni, norme, imposizioni, divieti che toccano molteplici ambiti: personale, affettivo, estetico, sociale, giuridico, medico, psicologico, psichiatrico.
L’accompagnamento psicologico é una fase fondamentale della transizione: se la sua funzione manifesta è quella di servire da “appoggio” alla persona per aiutarla e sostenerla durante il percorso, la sua funzione latente, assai più significativa, è quella di valutare lo stato individuale di disagio, autorizzare sia la terapia ormonale, sia la possibilità di ricorrere alla riconversione chirurgica del sesso.
Il grado di sofferenza che provano le persone transgender rispetto al proprio corpo è di gran lunga maggiore rispetto alla paura di sottoporsi a interventi chirurgici per la riconversione sessuale.
Di solito l’intervento chirurgico avviene almeno dopo due anni da quando si è intrapreso il percorso psicologico, le persone hanno iniziato già da diverso tempo la cura ormonale e anche per questo motivo si presentano secondo la loro identità di genere. La presenza degli organi genitali maschili per una persona MtoF o del seno per una FtoM è motivo di profonda sofferenza, disagio e senso d’inadeguatezza nel rapporto con se stesso e con gli altri.
Il rapporto con la chirurgia si può dunque vivere in modo molto diverso, una diversità che sottolinea la varietà delle esperienze di transizione, la varietà dei punti di partenza e il senso dato al cambiamento − che, non necessariamente, deve condurre ad una meta precisa: ad esempio, la terapia ormonale può rappresentare il primo passo, e per alcuni il solo, verso il cambiamento del corpo e dell’identità.
Supporto psicologico, terapia ormonale e adeguamento estetico dovrebbero aiutare il soggetto in transizione a vivere come persona del sesso a cui sente di appartenere, adottando il ruolo di genere desiderato in termini di abbigliamento, comportamento, linguaggio ecc. È questo un “periodo di prova” generalmente definito test di vita reale (real life test o real life experience), un periodo − strettamente monitorato da “esperti” e della durata generalmente compresa tra 1 e 3 anni − in cui la persona vive e si sperimenta in accordo alle modalità (culturalmente approvate) annesse al genere sessuale che è sentito come proprio. In questa fase del percorso si cerca pertanto di mostrare a se stessi, agli altri, ma soprattutto ai professionisti, che si é in grado di vivere come donna oppure uomo.
Al di là del registro sessuale, è il corpo nella sua totalità che si presenta come oggetto estraneo nei discorsi di questi pazienti, associato all’esigenza di una sua trasformazione.
Questo senso di estraneità rispetto agli organi genitali e alle caratteristiche sessuali secondarie del loro corpo attiva negli anni un profondo rifiuto, cui, a volte, si lega anche una forte rabbia.
Rispetto al percorso chirurgico l’iter che devono affrontare le persone MtoF è di gran lunga meno invasivo rispetto a quello che devono affrontare le persone FtoM. Per quanto riguarda le prime gli interventi fondamentali sono la mammoplastica additiva (quando il seno non si sviluppa adeguatamente con la terapia ormonale) e la vaginoplastica. Il primo è un intervento abbastanza semplice e, oramai, di routine. Il secondo è quello più complesso che solo chirurghi altamente specializzati possono effettuare. Principalmente consiste nel creare la cavità della neovagina e ricostruire le grandi e piccole labbra con la pelle del pene e dello scroto. La neovagina può avere sensibilità poiché il clitoride viene costruito con il glande. Questa è una delle domande che le persone transgender sottopongono più volte: “Avrò sensibilità, riuscirò a provare ancora piacere sessuale?”. La risposta ha un’importanza relativa, il più delle volte queste persone sono disposte a perdere il piacere sessuale pur di riuscire a riconoscersi nel corpo tanto desiderato.
Il percorso chirurgico per le persone FtoM è più lungo, nel senso che devono affrontare più interventi chirurgici. Nella primo intervento si effettua l’istero-annessectomia (rimozione dell’utero e delle ovaie) e la prima parte della adenectomia sottocutanea (rimozione del seno). La vagina, in genere, non viene rimossa perché la sua asportazione complica e prolunga la durata dell’intervento e comporta sempre una grossa perdita di sangue. La parte chirurgica più complessa consiste nel costruire il neofallo (l’intervento di falloplastica), anche per questo non tutti decidono di effettuarlo. Allo stesso tempo il desiderio di avere un pene è così forte che fin da molti anni prima dell’intervento le persone utilizzano delle protesi per sentire meno la sofferenza di avere organi genitali femminili. L’utilizzo di protesi non è legato solo all’avere un’attività sessuale più soddisfacente ma soprattutto a sentirsi meglio con il proprio corpo.
Dopo aver effettuato l’intervento di falloplastica la maggior parte delle volte le persone decidono di inserire una protesi peniena (come quelle usate per l’impotenza maschile), all’interno del neofallo, per poter rendere rigido l’organo costruito e in questo modo avere rapporti sessuali con penetrazione.
Per alcune persone FtoM uno dei desideri più importanti è quello di poter urinare in piedi, per questo alcuni chiedono la costruzione di una neouretra che permetta la fuoriuscita dell’urina all’apice dell’organo costruito. Altri possibili interventi che si possono effettuare sono quello d’inserimento delle protesi testicolari e quello della gladoplastica che hanno l’obiettivo di rendere il neofallo quanto più simile a quello maschile.
Il colloquio pre-operatorio affronta
- Contenimento ed elaborazione delle ansie suscitate dalle informazioni ricevute sull’intervento chirurgico;
- Identificazione delle più importanti modalità reattive del paziente e degli elementi psicologicamente più significativi della sua storia clinica;
- Il paziente potrà così iniziare ad elaborare l’ansia dell’intervento chirurgico.
La preparazione psicologica ripercorre le tappe fondamentali affrontate già nel percorso di psicoterapia precedente in particolare l’analisi dello:
SCHEMA CORPOREO:
RAPPRESENTAZIONE MENTALE DEL NOSTRO CORPO
Interventi chirurgici comportano variazione della rappresentazione mentale
mutamento dell’immagine corporea
(mondo mentale, emozioni, sentimenti, ricordi
legati al corpo e ad ogni sua parte)
Effetti sull’immagine di sé: immagine mentale dell’essere fisico, che si sviluppa dalla nascita e continua nel corso di tutta la vita e riguarda l’individuo sul piano fisico, cognitivo, emotivo, culturale, sessuale, economico.