Con il termine Falloplastica, s’intende un intervento chirurgico di modifica del pene, riferita a quei soggetti affetti dalla patologia di “Micropene”, al fine di poter incrementare le dimensioni del proprio pene, oppure di ricostruzione chirurgica dell’intero apparato genitale, per quei soggetti affetti da “Disforia d’Identità di Genere”, che intendono cambiare il proprio sesso e procedere con l’iter RCS (Riassegnazione Chirurgica del Sesso).
La falloplastica è un’operazione chirurgica di costruzione o modifica del pene. Esistono due tipologie di interventi di Falloplastica:
La Falloplastica che si riferisce ad un intervento di chirurgia plastica per consentire di aumentare la lunghezza visibile del pene;
La Falloplastica eseguita dai soggetti transgender, che consiste in un intervento di chirurgia ricostruttiva genitale, per consentire il passaggio del soggetto femmina al soggetto maschio.
La presenza del micropene può dipendere:
da una produzione insufficiente di testosterone, il principale ormone sessuale maschile;
dalla presenza di un micropene idiopatico, associato quindi a una condizione patologica, insorta senza ragioni evidenti e dimostrabili;
da un’interferenza ambientale, ossia ad un’esposizione alla diossina. In particolare, chi è portatore di una forma particolare del gene AHRR è più suscettibile a sviluppare il “micropene” se in età fetale è in qualche modo esposto alla diossina
La Falloplastica di modifica del pene viene effettuata in pazienti con il pene realmente piccolo (Micropene), ed in quelli affetti da quella condizione chiamata “Dismorfofobia Peniena”, cioè la non accettazione delle proprie dimensioni in alcuni casi ai limiti inferiore della norma.
È un intervento effettuato anche ai soggetti “Transgender”, che dopo aver eseguito una diagnosi da uno psichiatra, psicologo o sessuologo specializzato, decide di procedere con l’intervento chirurgico di ricostruzione dell’apparato genitale maschile e di riattribuzione chirurgica del sesso, per poter effettuare il percorso di transizione da soggetto femmina a soggetto maschio.
I rischi legati ad un intervento di Falloplastica possono riguardare una difficoltà di erezione e di mantenimento della stessa, oltre a sentire un calo della forza sessuale anche a causa del ridotto angolo di erezione;
perdita di sensibilità del membro, aspetto deforme, possibile impotenza, cicatrice visibile, cattiva circolazione al membro e ai testicoli, danni diffusi ai nervi del pene, infezioni virali.
Per quanto riguarda la Falloplastica incrementale nei pazienti affetti da Micropene esistono due tipologie di interventi che consentono:
l’allungamento del pene, ottenuto attraverso la sezione del legamento sospensorio del pene, legamento che in condizioni di normalità determina l’adesione del pene all’osso pubico; in tal modo viene esteriorizzata una parte interna e nascosta del pene, che va ad aumentare la lunghezza del pene stesso (con questa tecnica è possibile incrementare la lunghezza inziale del pene di circa il 20%),
L’ingrandimento del pene, che si può ottenere attraverso metodiche differenti:
Eseguendo un impianto di un patch, utilizzando un derma umano liofilizzato ottenuto da un donatore oppure utilizzando un derma suino o pericardio bovino tessuto rimodellabile rimodellabile non riassorbibile, costituito da collagene acellulare, naturale, inalterato chimicamente e biocompatibile che viene successivamente colonizzato dalle cellule umane;
Con la tecnica di “lipopenostruttura combinata”, tecnica che prevede l’ utilizzo del grasso autologo arricchito col PRP o plasma piastrinico (lipofilling penieno), grasso prelevato dello stesso paziente in genere a livello pubico o addomino-pubico dove è in eccesso, creando un ”arricchimento” del grasso purificato secondo la tecnica di Coleman con il plasma arricchito di piastrine (PRP);
Un ulteriore metodica alternativa è rappresentata dalla fallo-plastica incrementale ottenuta iniettando acido ialuronico cross-linkato riassorbibile.
Per quanto riguarda la Falloplastica eseguita da un soggetto Transgender affetto da Disforia di Identità di Genere, quest’ultimo prima di per poter avviare un percorso di trasformazione e poter effettuare l’intervento chirurgico, deve intraprendere una serie di step di seguito riportati:
Bisogna innanzitutto eseguire una visita effettuata da uno psichiatra, psicologo o sessuologo specializzato che individui nel soggetto la presenza di una disforia d’identità di genere, che consiste nell’ identificarsi nel sesso opposto rispetto a quello biologico ed assegnato all’anagrafe;
La terapia ormonale con l’obiettivo di modificare i caratteri sessuali secondari andando a limare gli aspetti legati al “genere di partenza”, che prosegue anche dopo l’eventuale operazione;
L’istanza legale rilasciata dal tribunale per l’autorizzazione all’intervento chirurgico ottenuta a seguito della perizia psicologica, della perizia psichiatrica e della perizia dell’endocrinologo. Solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione del tribunale, per la quale trascorrono un paio di mesi, è possibile passare all’operazione chirurgica;
L’intervento di Falloplastica (cambio sesso Donna-Uomo) consiste nell’asportazione degli organi genitali primari e secondari, procedendo con la ricostruzione dei nuovi organi.
Istanza legale rilasciata dal tribunale per la correzione dei dati anagrafici presso il Comune di Residenza per poter avere la nuova carta di identità.
I vari steps chirurgici dell’intervento di Falloplastica sono:
1)Per quanto riguarda la ricostruzione del neofallo, uno dei metodi più diffusi per effettuare l’intervento di falloplastica, consiste nel prelevare un tessuto dall’avambraccio per la ricostruzione chirurgica del pene.
Tale intervento chiamato Lembo Cinese o Lembo di Chang oltre a lasciare un’evidente cicatrice sull’avanbraccio può determinare delle complicazioni uretrali. Inoltre, con questa tecnica si ricostruisce un pene di piccole dimensioni che non consente facilmente il posizionamento di protesi peniene.
Un’altra tecnica diffusa prevede l’utilizzo di un lembo cutaneo e sottocutaneo addominale, il cosiddetto Lembo sovrapubico di Pryor, con associata addominoplastica per un migliore risultato estetico e più facile posizionamento di protesi peniene, in tale approccio spesso l’uretra non viene ricostruita.
Infine, una ulteriore tecnica proposta dal professor Sava Perovic, prevede l’utilizzo di innesti liberi del muscolo latissumus dorsale che po’ avere esiti funzionali limitanti a livello della spalla sede del prelievo.
2) La ricostruzione dell’uretra è necessaria per poter consentire al soggetto di urinare in posizione eretta. Tale procedura tuttavia presenta una elevata percentuale di complicanze, come la fistola uretrale, la stenosi ossia il restringimento del lume uretrale stesso e i diverticoli, soprattutto quando si effettuano contemporaneamente sia l’intervento di falloplastica che quello di uretroplastica. Per tale ragione è fondamentale suddividere gli step chirurgici in fasi successive.
3) La ricostruzione chirurgica del neoglande con rimodellamento del glande viene eseguita contemporaneamente alla falloplastica oppure in una fase successiva (sempre auspicabile per ridurre le complicanze)
4) L’impianto di protesi peniena in genere ultimo stepc chiurgico è necessario per poter consentire la funzione sessuale, in quanto consente una erezione per la penetrazione in un rapporto sessuale. Dopo aver effettuato la ricostruzione del neofallo, viene impiantata una protesi peniena (sia idraulica che non idraulica ossia soffice ) dopo almeno 6-8 settimane dall’intervento di falloplastica. La protesi non idraulica ha minor e rischio di rottura ma è mano camuffabile.
Le protesi peniene impiantate possono andare incontro a complicanze quali infezioni erosioni estrusioni, rotture, malfunzionamento etc e devono essere rimosse.
L’inizio del primo rapporto sessuale avviene dopo 8-12 settimane dal posizionamento delle protesi peniene.