Il transessualismo, che gli psichiatri chiamano Disordine d’Identità di Genere, interessa la Medicina Estetica, la Chirurgia Estetica e la Chirurgia Ricostruttiva Uro-genitale, chiamate in causa nel passaggio da un sesso all’altro di chi non si riconosce nel suo sesso biologico. È un processo complesso e delicato, oggi accettato dalla società e agevolato dalla scienza.
Il Disturbo dell’Identità di Genere rappresenta il desiderio di un cambio di sesso conseguente a una completa identificazione col genere del sesso opposto, con negazione e conseguente modifica del proprio sesso biologico originale. Esistono due tipi di transessuali: maschi transizionanti femmina (M-to-F: da maschio a femmina) e i transessuali femmine transizionanti maschio (F-to-M: da femmina a maschio). Tale condizione può svilupparsi sin dai primi anni di vita, durante il periodo adolescenziale e in età adulta d è fonte di grave disagio psicologico. L’uomo che si sente femmina e la femmina che si sente maschio stentano a trovare un ruolo nella società e sperimentano la difficoltà da farsi accettare, soprattutto dalle persone dominate da pregiudizi.
Oggi un individuo transessuale deve iniziare il percorso rivolgendosi a uno psichiatra per la diagnosi di “disturbo dell’identità di genere”. È solo la prima tappa di un lungo percorso a cui seguirà una visita dall’endocrinologo, che imposterà la terapia ormonale sostitutiva: estrogeni e antiandrogeni per le trans M-to-F oppure testosterone per i trans F-to-M. Successivamente, l‘individuo transessuale M-to-F può sottoporsi a trattamenti medici e chirurgici di tipo estetico (mastoplastica additiva, rimozione barba, rimodellamento di viso e naso viso, etc.) che essendo “chirurgia estetica” sono considerati privati ossia a carico della persona transessuale e non del Sistema Sanitario Nazionale.
Bisogna rivolgersi al Tribunale
prima e dopo gli interventi chirurgici
In genere per individui transessuali F-to-M non vi è necessità di chirurgia estetica. Dopo il trattamento ormonale, in base alla legge 164/82 l’individuo transessuale può richiedere al Tribunale l’autorizzazione per gli interventi chirurgici di riconversione sessuale, ossia orchiectomia, penectomia, e vaginoplastica con clitoridoplastica per i M-to-F, e mastectomia, isterectomia, falloplastica per i F-to-M. Dopo l’intervento di cambio di sesso, l’individuo transessuale deve rivolgersi di nuovo al Tribunale, questa volta per chiedere il cambiamento di stato anagrafico. Ottenuta la sentenza positiva, tutti i documenti d’identità saranno modificati per sesso e per nome acquisendo anche il diritto a sposarsi e ad adottare figli.
Ecco l’elenco degli interventi di chirurgia plastica normalmente necessari per trasformare un individuo dal sesso di provenienza al opposto.
Cambio di Sesso Uomo-Donna: Vaginoplastica. L’intervento di vaginoplastica rappresenta l’intervento di riconversione andro-ginoide e può essere effettuato con le seguenti metodiche chirurgiche:
• Tecnica del Flap peno-scrotale: la neovagina viene ricostruita con cute del pene e dello scroto.
• Tecnica dell’Inversione di cute peniena: la neovagina viene ricostruita con il tessuto del pene.
• Tecnica di Perovic: prevede l’utilizzo di un segmento di uretra per il confezionamento della neovagina.
L’intervento di cambio di sesso con Vaginoplastica si basa sul completo disassemblamento penieno (successivo ad orchiectomia bilaterale) e sull’utilizzo di tutti i componenti anatomici disassemblati (eccetto i corpi cavernosi) per la vaginoplastica.
La vaginoplastica, prevede che tutte le strutture anatomiche dell’apparato genitale femminile vengono ricostruite in un unico tempo. Il clitoride viene ricavato dalla riduzione del glande preservando il fascio vascolo-nervoso penieno; così confezionata la neovagina avrà una lubrificazione naturale e un’eccellente sensibilità.
Cambio di Sesso Donna-Uomo: Falloplastica. L’intervento chirurgico di falloplastica rappresenta oggigiorno un percorso molto impegnativo e difficile nell’ambito della chirurgia ricostruttiva genitale.
Il pene e l’uretra maschile (molto più lunga di quella femminile) consentono all’uomo funzioni specifiche ed estremamente difficili da ripristinare come erezione, eiaculazione, mitto urinario in stazione eretta.
L’organo del neo-maschio
entra in funzione dopo 12 settimane
Vediamo quali sono i vari steps chirurgici per il passaggio del soggetto femmina al soggetto maschio.
1) Per quanto riguarda la ricostruzione del neofallo negli anni sono state proposte molte metodiche chirurgiche che utilizzano diversi innesti liberi di tessuto, tuttavia nessuna consente una ricostruzione peniena soddisfacente. Una delle metodiche più comuni e diffuse utilizza per la falloplastica tessuto prelevato dall’avambraccio, tale intervento lascia però una sgradevole cicatrice, può dare luogo a complicazioni uretrali (fistole e stenosi uretrali), e spesso si ricostruisce un pene di piccole dimensioni che non consente il posizionamento di protesi peniene. Un’altra metodica prevede l’utilizzo di un lembo cutaneo e sottocutaneo addominale, il cosiddetto Lembo Sovrapubico di Pryor, con associata addominoplastica per un migliore risultato estetico. Un’altra metodica è stata proposta dal professor Sava Perovic: questa tecnica utilizza innesti liberi di latissimus dorsi, ossia del muscolo latissumus dorsale.
2) La ricostruzione dell’uretra o uretroplastica è necessaria per poter consentire al soggetto di urinare in posizione eretta. Tale procedura è gravata da un’altissima percentuale di complicanze: la fistola uretrale, la stenosi e i diverticoli, soprattutto quando si effettuano nello stesso tempo sia l’intervento di falloplastica che quello di uretroplastica e proprio per tale motivi in molti centri non viene eseguita frequentemente e quasi mai contemporaneamente alla ricostruzione del neofallo.
3) La ricostruzione chirurgica del neoglande con rimodellamento del glande viene eseguita contemporaneamente alla falloplastica oppure in modo stadiato in una fase successiva
4) L’impianto di protesi peniena è necessario ai fini della funzione sessuale in quanto permette la penetrazione e un rapporto sessuale soddisfacente. L’impianto viene effettuato dopo aver completato la ricostruzione del neofallo. A questo scopo possono essere utilizzati vari tipi di protesi peniene: malleabili, soffici, idrauliche bicomponenti e infine idrauliche tricomponenti, impiantando però un solo cilindro protesico. La protesi può essere stabilizzata e ancorata al periostio della sinfisi pubica (ossia all’ osso pubico o pube) in modo tale da evitarne dislocazioni. La pompa può essere impiantata nel neoscroto precedentemente creato. La protesi peniena qualunque essa sia deve essere impiantata almeno 6-8 settimane dall’intervento di falloplastica. Il rapporto sessuale può essere attuato dopo 12 settimane dal posizionamento delle protesi peniene.
Per concludere come tutte le patologie anche il cambio di sesso richiede un approccio multidisciplinare integrato al fine di consentire il miglio approccio diagnostico e terapeutico che coinvolge diverse figure psicologo, urologo, andrologo, chirurgo plastico ed estetico.